Rapporto sulla Conoscenza. Edizione 2018

L’Istat ha proposto, per la prima volta, in un volume denominato “Rapporto sulla conoscenza”, una lettura integrata delle diverse dimensioni della creazione, della trasmissione e dell’uso della conoscenza nella vita delle persone e nell’economia.

Attraverso 38 quadri tematici il Rapporto offre una valutazione della posizione dell’Italia in ambito europeo e il cammino fatto fin qui dal nostro Paese, mette in luce i fenomeni emergenti – trattati con fonti e indicatori nuovi – individua gli strumenti che favoriscono lo sviluppo della conoscenza e le sfide per le politiche. I quadri tematici sono accompagnati da un’analisi originale, condotta sull’intero universo delle piccole imprese italiane, che evidenzia il ruolo essenziale dell’istruzione nel sistema produttivo.

Le aree oggetto di indagine sono:

  1. Creazione di conoscenza;
  2. Istruzione scolastica e universitaria;
  3. Competenze e formazione;
  4. L’istruzione nel tessuto delle micro e piccole imprese con dipendenti;
  5. Uso degli strumenti informatici e gli specialisti Ict
  6. Innovazione, export di servizi a elevata intensità di conoscenza e di prodotti di qualità
  7. Qualità dell’occupazione, occupabilità, redditi
  8. Le infrastrutture culturali e la partecipazione ad attività creative e culturali

L’intensità della spesa in ricerca e sviluppo (R&S) in Italia, anche se aumentata durante la crisi, continua a essere inferiore a quella delle altre maggiori economie europee (nel 2015, 1,3% del Pil contro una media poco superiore al 2,0% per l’Ue), con eccezione della Spagna. L’Umbria si trova in posizione medio bassa nella classifica regionale con un valore pari allo 0,97% del Pil. Va sottolineata però la differenza storica tra spesa pubblica e privata in R&S nella nostra Regione. Nella prima in Umbria il valore è pari nel 2015 allo 0,7% del Pil che pone la Regione al terzo posto nella classifica regionale mentre quella privata è pari allo 0,3% che pone l’Umbria in quart’ultima posizione.

Nell’istruzione scolastica e universitaria l’Italia presenta un ritardo storico nei livelli d’istruzione rispetto ai paesi più avanzati. Nel 2016, la quota di persone tra i 25 e i 64 anni con almeno un titolo di studio secondario superiore ha raggiunto il 60,1%. Nonostante un aumento di 8 punti rispetto al 2007, la quota resta inferiore di 16,8 punti percentuali rispetto alla media europea. Il ritardo italiano nell’istruzione è in larga misura, ma non esclusivamente, dovuto alla scarsa istruzione delle coorti più anziane (tra le persone di 25-34 anni il differenziale è di 9,5 punti). I livelli di istruzione della popolazione adulta sono molto variabili sul territorio: in Sicilia e Puglia meno della metà dei residenti possiede almeno un diploma secondario superiore e solo il 13% un titolo terziario mentre nel Lazio, anche grazie alla maggior offerta di lavoro qualificato, queste percentuali salgono a 70 e 23%.

Di contro l’Umbria a differenza dell’andamento negativo italiano presenta valori eccellenti nei livelli d’istruzione. Nel 2016, l’Umbria è al primo nel livello d’istruzione della popolazione 15-19 anni (il 99,5% quota della popolazione di 15-19 anni è in possesso almeno della licenza media inferiore), nel tasso di scolarizzazione superiore (Popolazione in età 20-24 anni che ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore) con un valore pari al 90,2%, superiore di 10 punti rispetto a quello nazionale e nei giovani che abbandonano prematuramente i percorsi di istruzione e formazione professionale presenta la performance più bassa tra le regioni italiane (6,7%, in riduzione rispetto al 2015 dell’1,4%) superando anche la media dell’UE.

In Italia gli abbandoni scolastici e formativi precoci (persone tra 18 e 24 anni senza titolo secondario superiore) si sono ridotti considerevolmente dal 20% nel 2007 al 13,8% nel 2016, superando l’obiettivo nazionale di riduzione al 16% nel 2020; è diminuito anche il differenziale con l’Ue, da circa 5 a 3,1 punti percentuali. Per i giovani nati all’estero, tuttavia, gli abbandoni superano il 30%, il valore più elevato dopo la Spagna.

Analizzando la percentuale di laureati, nel 2016 in Umbria il 21% della popolazione di 25 anni è laureata, un valore superiore rispetto al dato nazionale pari al 19,4%. Nella quota di laureati la nostra regione si posiziona nel 2016 al 7° posto fra le regioni.

[dflip id=”1100″ type=”thumb”]