La 31esima indagine del Sole 24 Ore sul benessere nei territori analizza 90 indicatori, per la maggior parte (circa 60) aggiornati al 2020 in base agli ultimi dati disponibili – è raccontare come la pandemia da coronavirus ha impattato in modo differente sui territori.
In questa edizione sono stati inseriti degli indicatori per misurare l’emergenza sanitaria in corso: innanzitutto, è stato inserito tra i parametri l’indice dei casi Covid rilevati ogni mille abitanti, l’unico indice che è stato pesato maggiormente (in pratica, se ogni parametro vale 1/90°, i punti di questa classifica valgono doppio sulla media totale) per testimoniare come la diffusione dei contagi ha esercitato una pressione differente sui sistemi sanitari, sulle vite e sulla quotidianità delle persone.
Le aree tematiche di analisi, tuttavia, rimangono invariate: Ricchezza e consumi; Demografia e salute; Affari e lavoro; Ambiente e servizi; Giustizia e sicurezza; Cultura e tempo libero.
Per l’Umbria, Perugia occupa il 37° posto della graduatoria finale con 519,8 punti, mentre Terni con il punteggio di 519,3 si posiziona a ridosso in 38esima posizione.
Classifica finale dei capoluoghi di provincia
Anche quest’anno l’indagine della Qualità della vita del Sole 24 Ore prende in esame 90 indicatori, suddivisi nelle tradizionali sei macro-categorie tematiche (ciascuna composta da 15 indicatori) che accompagnano l’indagine dal 1990:
1. ricchezza e consumi;
2. affari e lavoro;
3. ambiente e servizi;
4. demografia e salute;
5. giustizia e sicurezza;
6. cultura e tempo libero.
L’aumento a da 42 a 90 indicatori, proposto già dal 2019, consente di misurare molti aspetti del benessere. Gli indicatori sono tutti certificati, forniti al Sole 24 Ore da fonti ufficiali, istituzioni e istituti di ricerca.
Il punteggio da mille a zero
Per ciascuno dei 90 indicatori, mille punti vengono dati alla provincia con il valore migliore e zero punti a quella con il peggiore. Il punteggio per le altre province si distribuisce in funzione della distanza rispetto agli estremi (1000 e 0). In seguito, per ciascuna delle sei macro-categorie di settore, si individua una graduatoria determinata dal punteggio medio riportato nei 15 indicatori, ciascuno pesato in modo uguale all’altro (quest’anno ad eccezione di uno, vedi sotto). Infine, la classifica finale è costruita in base alla media aritmetica semplice delle sei graduatorie di settore. I dati aggiornati al 2020Di solito l’indagine della Qualità della vita, pubblicata alla fine dell’anno in corso, prende in esame i dati consolidati relativi ai 12 mesi precedenti. Quest’anno, però, le sole performance del 2019 sarebbero risultate superate da un’attualità dirompente: per valutare l’impatto della pandemia esplosa a febbraio è stato necessario utilizzare dati il più possibile aggiornati in tempo reale. Così, nell’indagine si contano ben 56 indicatori su 90 riferiti al 2020, aggiornati a metà anno, se non addirittura per alcuni a ottobre-novembre.
L’indicatore «casi Covid-19»
Non c’è dubbio che quest’anno a pesare sulla Qualità della vita degli italiani sia soprattutto la pandemia: i casi di contagio da coronavirus, registrati in modo differente sul territorio, hanno esercitato un impatto differente sui sistemi sanitari, sulle vite e sulla quotidianità delle persone. Ecco perché si è deciso di utilizzare l’indicatore «Casi Covid-19 ogni 1000 abitanti» pesandolo, per la prima volta nella storia dell’indagine, doppio rispetto agli altri: in pratica, se ogni parametro vale 1/90°, i punti di questa classifica invece valgono il doppio sulla media totale.
Le altre novità di quest’anno Circa 60 indicatori su 90 sono gli stessi utilizzati lo scorso anno, seppur aggiornati al 2020. A questi, poi, si è scelto di affiancare una trentina di novità per poter meglio misurare l’impatto della pandemia e, come ogni anno, per includere nuovi aspetti che oggi incidono sul benessere della popolazione. In particolare, 25 indicatori sono stati scelti proprio per analizzare l’«effetto covid» sulla qualità della vita degli italiani, dalle ore di cassa integrazione autorizzate in media dalle imprese al consumo di determinati farmaci, passando per i medici di famiglia. L’indicatore del Pil pro capite nella categoria Ricchezza e consumi, presente fin dal 1990 nell’indagine, quest’anno è stato utilizzato in modo innovativo: non è stato considerato in termini assoluti, cioè mettendo in classifica le città più produttive e quelle meno, ma è stata valutata la variazione percentuale 2020 (stime) rispetto al 2019, in modo da sottolineare l’impatto differente della crisi economica sui territori. E sottolineare, così, chi perde di più e chi meno, indipendentemente dalla ricchezza prodotta.10 indicatori su 90 misurano il livello di “digitalizzazione” dei territori, dalla banda larga agli Spid per abitante, fino ai Pos attivi.
Per scaricare i dati dei 90 indicatori utilizzati nell’indagine 2020 è possibile consultare la pagina GitHub del Sole 24 Ore https://github.com/IlSole24ORE