L’Istituto superiore di sanità sottolinea che le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria correlata alla pandemia di COVID-19 con la chiusura dei locali e dei punti di ritrovo e aggregazione, e presumibilmente anche il timore del contagio, hanno ridotto significativamente le occasioni di socializzazione (così importanti in questa fascia della popolazione) e se il rischio di isolamento sociale non è aumentato, perché le persone hanno continuato a mantenere un contatto a distanza con gli altri, non si è neppure ridotto come in passato.
La sorveglianza PASSI d’Argento, dell’istituto superiore di Sanità, per stimare il rischio di isolamento sociale fra le persone ultra 65enni, ha fatto riferimento sia alla frequentazione di punti di incontro e aggregazione (come il centro anziani, la parrocchia, i circoli o le associazioni culturali o politiche) che il solo fare quattro chiacchiere con altre persone e si considera rischio di isolamento sociale la persona che in una settimana normale non ha svolto nessuna di queste attività.
L’isolamento sociale può incidere notevolmente sulla qualità della vita e oltre a condizionare gli aspetti della vita di relazione, può compromettere le attività quotidiane e il soddisfacimento delle principali necessità.
Nel biennio 2020-2021, in Italia, il 16,3% della popolazione con 65 anni e oltre intervistata dichiara che, nel corso di una settimana normale, non ha avuto contatti, neppure telefonici, con altre persone e ben il 76,9% riferisce di non aver frequentato alcun punto di aggregazione. Complessivamente il 15,5% degli intervistati riferisce di non aver fatto né l’una né l’altra e di fatto ha vissuto in una condizione di isolamento sociale.
In Umbria, sempre nello stesso periodo, il 15,4% della popolazione over 65 riferisce di non aver avuto contatti telefonici con nessuno, percentuale leggermente inferiore alla media nazionale, mentre il 77,1% racconta di non aver frequentato alcun punto di aggregazione, in maniera simile alla media nazionale. Il14,5% degli intervistati riferisce invece di aver vissuto una sorta di vero e proprio isolamento sociale non avendo fatto né l’una né l’altra, percentuale inferiore a quella del biennio 2019-2020 che era pari al 17,3%.
Fonte: Istituto Superiore di Sanità