Le esportazioni del comparto agro-alimentare in percentuale del Pil (1), in Umbria, tra il 2012 e il 2022, sono in crescita: si passa dal 2,3% del 2012 (minimo) al 3,6% del 2022 (massimo). In Italia si riscontrano valori più bassi, sebbene anch’essi crescenti, nel periodo considerato. I livelli del Centro sono quelli più ridotti, l’andamento della relativa curva è gradualmente crescente, anche se in misura minore delle altre due: si passa dall’1% del 2012 (minimo) all’1,5% del 2022 (massimo): questi valori sono inferiori alla metà di quelli umbri.
Grafico 1 – Grado di apertura commerciale del comparto agro-alimentare. Umbria, Centro, Italia. Anni 2012-2022, valori percentuali.
(1). Grado di apertura del comparto agro-alimentare: esportazioni del comparto agro-alimentare in percentuale del PIL.
Fonte: Istat
La curva italiana, che descrive il valore delle esportazioni di merci in percentuale del PIL (capacità di esportare) (2), si situa al di sopra di quella del Centro e di quella umbra, che assume i valori più bassi. L’ andamento delle tre spezzate è tendenzialmente crescente, a meno di episodiche flessioni; in Umbria, in particolare, si registrano decrementi tra il 2012 e il 2014 (dal 17,9% al 16,4%, minimo) e tra il 2019 e il 2020. In Umbria e in Italia si osserva il netto incremento dell’indicatore tra il 2020 e il 2022: si passa rispettivamente dal 18% al 24% (massimo) e dal 26,3% al 32,2% (massimo), al Centro l’aumento si fa ancora più accentuato dal 2021.
Grafico 2 – Capacità di esportare. Umbria, Centro e Italia. Anni 2012-2022, valori percentuali.
(2). Valore delle esportazioni di merci in percentuale del PIL.
Fonte: Istat
Il grado di apertura dei mercati (3), tra il 2012 e il 2022, è più elevato in Italia, mentre in Umbria i valori sono più contenuti; nel Centro tra il 2014 e il 2020 c’è un graduale, ma costante incremento. Gli aumenti più rilevanti dell’indicatore si osservano tra il 2020 e il 2022, con la ripresa post-Covid19: in Umbria si passa dall’11,8% al 18,8%, al Centro dal 20,5% al 26,3%, in Italia dal 22,5% al 33,9%.
Grafico 3 – Grado di apertura dei mercati. Umbria, Centro e Italia. Anni 2012-2022, valori percentuali.
(3). Valore delle importazioni di merci in percentuale del PIL.
Fonte: Istat
Il grado di dipendenza economica (4) (5) – che misura il grado di dipendenza di un territorio dalle importazioni in relazione alle esportazioni rispetto al PIL – è positivo in Umbria ed è compreso tra il minimo del 2015, 5,8% e il massimo del 2021, 10,7%; quest’ultimo valore deriva da un netto incremento tra il 2019 e il 2021, dal 6,9% al 10,7%. In Italia l’indicatore è sempre negativo, in misura molto ridotta nel 2012 (-0,1%,) fino al minimo nel 2020 (-3%). Nella ripartizione Centro il grado di dipendenza economica è fortemente negativo, la curva si situa sempre al di sotto o intorno al -5% raggiungendo il valore minimo- nel 2016. Questo dato sta a indicare che nel Centro prevalgono le importazioni sulle esportazioni, ed è quindi più alta la dipendenza dall’estero.
Grafico 4 – Grado di dipendenza economica. Umbria, Centro e Italia. Anni 2012-2021, valori percentuali.
(4). Le importazioni nette sono definite come il saldo importazioni-esportazioni e comprendono lo scambio di merci e servizi con l’estero e con le altre regioni;
(5). Grado di dipendenza economica: importazioni nette in percentuale del PIL.
Fonte: Istat
La quota percentuale delle esportazioni in settori a domanda mondiale dinamica sul totale delle esportazioni (capacità di esportare) (6) (7), tra il 2012 e il 2022, è più elevata al Centro rispetto al dato medio nazionale e soprattutto a quello umbro. Al Centro l’indicatore varia dal minimo del 2012 (31,6%) al massimo del 2022 (42,8%). La curva dell’Umbria è molto più stabile e si riscontrano valori decisamente più bassi, compresi tra il minimo del 2012 (14,9%) e il massimo del 2015 (17,6%); nel 2022 l’indicatore si attesta al 15,6%.
Grafico 5 – Capacità di esportare in settori a domanda mondiale dinamica. Umbria, Centro e Italia. Anni 2012-2022, valori percentuali.
(6). Dal 2009, con l’adozione della nuova classificazione Ateco 2007, i settori dinamici sono: Sostanze e prodotti chimici; Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici; Computer, apparecchi elettronici e ottici; Apparecchi elettrici; Mezzi di trasporto; Attività professionali, scientifiche e tecniche; Attività artistiche, di intrattenimento e divertimento; Altre attività di servizi;
(7). Quota percentuale del valore delle esportazioni in settori a domanda mondiale dinamica sul totale delle esportazioni.
Fonte: Istat
Il grado di apertura commerciale del comparto manifatturiero (8), in Italia, assume valori ben più elevati di quelli del Centro e di quelli dell’Umbria tra il 2010 e il 2019. In questo intervallo temporale la spezzata nazionale è crescente, in particolare tra il 2010 e il 2011 e tra il 2016 e il 2019; va dal minimo del 2010 (27%) al massimo del 2019 (32,9%). La curva umbra, dopo una prima fase crescente tra il 2010 e il 2012 (dal 20,7% al 23,5%, massimo), si flette fino al 2014 (20,6%). Si noti, inoltre, la ripresa tra il 2016 e il 2019 (dal 20,3%, minimo, al 22,8%).
Grafico 6 – Grado di apertura commerciale del comparto manifatturiero. Umbria, Centro e Italia. Anni 2010 – 2019, valori percentuali.
(8). Esportazioni totali + importazioni di beni intermedi del comparto manifatturiero in percentuale del PIL.
Fonte: Istat
La percentuale di addetti nelle unità locali delle imprese a controllo estero (9) (10) sul totale degli addetti, in Umbria tra il 2010 e il 2019, presenta valori molto ridotti, in particolare rispetto a quelli della ripartizione Centro e a quelli nazionali. In Umbria l’indicatore varia tra il minimo del 2010 (4%) e il massimo del 2019 (4,7%). A livello nazionale, dal 2013 si osserva una costante e significativa crescita che porta l’indicatore dal 7% del 2013 all’8,3% del 2019, massimo. Nel Centro si notino gli incrementi tra il 2013 e il 2014 e tra il 2017 e il 2018; nel 2019 l’indicatore raggiunge il massimo (7,3%).
Grafico 7 – Addetti occupati nelle unità locali delle imprese italiane a controllo estero. Umbria, Centro e Italia. Anni 2010 – 2019, valori percentuali.
(9). Addetti alle unità locali delle imprese italiane a controllo estero in percentuale degli addetti totali;
(10). Si parla di controllo estero quando il controllante ultimo – il soggetto economico che non risulta a sua volta controllato – è residente in un paese diverso da quello dell’impresa controllata.
Fonte: Istat