L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato nel 2015 l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per il benessere delle persone, la protezione dell’ambiente e la prosperità dei Paesi. Nell’Agenda sono individuati 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs), finalizzati a un modello di sviluppo che coniughi gli aspetti economici con quelli sociali e ambientali, in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità di soddisfare quelli delle generazioni future.
I 17 obiettivi dell’Agenda 2030 vanno misurati e monitorati nel tempo, per ricalibrare le politiche e le azioni di intervento. Gli SDG sono organizzati in un sistema di 169 target e oltre 200 indicatori, con i quali vengono delineate a livello mondiale le direttrici dello sviluppo sostenibile dei prossimi anni. La finalità è quella di offrire un quadro integrato di informazioni quantitative comparabile a livello internazionale, per la misurazione del benessere, della qualità ambientale e della green economy nel quadro dello sviluppo sostenibile.

Note metodologiche

Nei grafici pubblicati si riportano le serie storiche 2010-2018 (2014 o 2017 dove non disponibile il 2010 o il 2018) degli indicatori scelti per ogni obiettivo riferiti al comparto territoriale regionale, al Centro Italia e nazionale e l’indicatore composito elaborato da ASviS(1) per ciascun obiettivo secondo il metodo di calcolo AMPI in seguito modificato per il BES. L’indicatore composito è una combinazione di diverse misure elementari ed esprime in sintesi il percorso di avvicinamento o di allontanamento del territorio rispetto ad ogni indicatore considerato dello specifico GOAL (obiettivo).
Posto a 100 il valore italiano del 2010, l’indicatore composito permette di osservare la performance nel tempo della nostra regione rispetto all’obiettivo e il confronto con l’andamento medio nazionale e di quello delle regioni del comparto territoriale Centro (Toscana, Marche, Umbria e Lazio).
Nella scelta degli indicatori considerati per ogni GOAL, ai fini del calcolo di ogni indicatore composito si è tenuto conto solo di quelli disponibili per la serie storica 2010-2017 (2016).

Il GOAL 1 e gli indicatori prescelti

Il Goal 1 persegue l’obiettivo di porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo, in tutte le sue manifestazioni, comprese le forme più estreme, attraverso strategie interconnesse. Per monitorare il raggiungimento del Goal 1 è opportuno rapportarsi alla linea nazionale della povertà assoluta e alle indicazioni europee relative alla povertà multidimensionale.

Sono 12 gli indicatori del Goal 1 in cui sono presenti i dati a livello regionale rappresentati nel presente report.

Nel primo di tali indicatori (1.1) in Umbria l’incidenza di povertà relativa individuale (misurata come la stima percentuale di famiglie e persone povere calcolata sulla base di una soglia convenzionale (linea di povertà), che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi) è pari, nel 2017, al 17,6%, dato superiore sia alla media italiana pari al 15,6% che a quella del Centro con un valore che si attesta al 10,5%. Rispetto al 2014 tale percentuale è aumentata in Umbria di circa 6 punti percentuali.

Per quanto riguarda il secondo indicatore (1.2), la percentuale di popolazione che vive in condizioni di povertà o esclusione sociale (percentuale di persone che sono a rischio povertà o che vivono in famiglie con molto bassa intensità lavorativa o caratterizzate da una condizione di severa deprivazione materiale), nel 2017 l’Umbria presenta una percentuale pari al 20,7%, dato inferiore alla media italiana pari al 28,9% e del Centro pari al 25,3%.  Rispetto al 2010 tale indicatore è aumentato di 3 punti percentuali, raggiungendo il suo massimo nel 2015 (28,5%).

In Umbria la quota di chi vive in una grave deprivazione materiale(a) (indicatore 1.3) scende, nel 2017, al 6,1% rispetto all’8,5% del 2016. Sia l’Italia che il Centro presentano valori più elevati dell’Umbria, pari rispettivamente al 10,1% e al 7,9%.

Nel 2017, in Umbria l’intensità lavorativa molto bassa(b) (indicatore 1.4) riguarda l’8,6% delle persone, l’11,8% in Italia e il 9% nel Centro. Nel periodo 2014-2015 l’indicatore ha registrato un sensibile incremento, tendendo a raggiungere i valori del dato medio nazionale e superando quelli dell’Italia centrale.

Nella percentuale di persone a rischio di povertà (percentuale di persone con un reddito equivalente inferiore o pari al 60% del reddito equivalente mediano sul totale delle persone residenti) (indicatore 1.5) l’Umbria nel 2017, presenta il suo valore più basso dal 2010 ed è pari all’11,1%, dato inferiore alla media italiana pari al 20,3% e alla media del Centro pari al 16,6%.

L’Umbria presenta in tutto il periodo 2010-2017 una percentuale di famiglie che lamentano irregolarità nell’erogazione dell’acqua (indicatore 1.6) inferiore sia alla media italiana che a quella del Centro. Nel 2018 tale percentuale è pari in Umbria al 6,4%, al 10,4% in Italia e al 10,6% nel Centro.

Le famiglie che si dichiarano molto o abbastanza soddisfatte per la continuità del servizio elettrico (indicatore 1.7) rappresentano in Umbria nel 2018 il 92,4% del totale, una percentuale inferiore alla media italiana pari al 93%, ma superiore alla media del Centro pari al 91,7%.

Per quanto riguarda invece le famiglie che dichiarano difficoltà di collegamento con mezzi pubblici nella zona in cui risiedono (indicatore 1.8), queste rappresentano in Umbria nel 2018 il 28,8% del totale, dato analogo a quello fatto registrare nel 2010 e comunque inferiore alla media italiana pari al 32,4% e a quella del Centro pari al 32,8%.

Nell’indicatore (1.9) sul conferimento dei rifiuti urbani in discarica (sul totale dei rifiuti urbani raccolti), l’Umbria presenta nel periodo 2010-2017 un andamento analogo a quello del Centro e dell’Italia, con una diminuzione pressoché costante negli anni presi in considerazione, mantenendo però un valore dell’indicatore superiore negli anni agli altri ambiti territoriali presi inconsiderazione e pari nel 2017 al 39,4%, contro il 23,4% dell’Italia e il 23,6% del Centro.

L’indicatore (1.10) sul tasso di sovraccarico del costo della casa (individui in famiglie dove il costo totale dell’abitazione rappresenta più del 40% del reddito familiare), è nel 2017 in Umbria pari al 4,6% nel 2017, ed è inferiore all’8,2% dell’Italia e al 7,7% del Centro. Il dato per l’Umbria è il più basso fatto registrare dal 2010.

Nel 2018 in Umbria il 72,8% delle famiglie ha connessione a banda larga fissa e/o mobile (indicatore 1.11), dato in costante aumento dal 2010, ma inferiore alla media italiana pari al 73,7% e a quella del Centro pari al 75,7%.

Nel 2018 in Umbria il 90,8% delle persone con più di 6 anni usa il cellulare almeno qualche volta l’anno (indicatore 1.12), un dato di circa 5 punti di percentuale in più rispetto al 2010. Il dato dell’Umbria è inferiore sia a quello della media italiana pari al 91,6% che a quello del Centro pari al 92,6%.

L’indicatore elaborato composito del Goal 1. 2010-2017. Umbria, Centro italia, Italia

L’indicatore composito elaborato (calcolato fatto 100 il valore dell’Italia nel 2010) del Goal 1 fa registrare per l’Umbria un netto peggioramento dal 2011 fino al 2015, con un decremento molto più marcato rispetto a quello fatto registrare dal dato nazionale e da quello dell’Italia centrale; dal 2015 al 2017 si assiste a una decisa ripresa che pone l’Umbria nell’ultimo anno di osservazione ad una quota dell’indicatore superiore a quello del Centro Italia e dell’Italia.

NOTE:
(1) L’ASviS è l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, nata nel 2016, che riunisce attualmente oltre 200 tra le più importanti istituzioni e reti della società civile. Svolge attività informativa e di diffusione per far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni, la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 e per mobilitare allo scopo di realizzare gli obiettivi.

(a) Percentuale di persone che vivono in famiglie con almeno 4 di 9 problemi considerati sul totale delle persone residenti. I problemi considerati sono: i) non poter sostenere spese impreviste di 800 euro; ii) non potersi permettere una settimana di ferie all’anno lontano da casa; iii) avere arretrati per il mutuo, l’affitto, le bollette o per altri debiti come per es. gli acquisti a rate; iv) non potersi permettere un pasto adeguato ogni due giorni, cioè con proteine della carne o del pesce (o equivalente vegetariano); v) non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione; non potersi permettere: vi) una lavatrice vii); un televisore a colori; viii) un telefono; ix) un’automobile.

(b) Percentuale di persone che vivono in famiglie la cui intensità di lavoro è inferiore a 0,20. Incidenza di persone che vivono in famiglie dove le persone in età lavorativa (tra i 18 e i 59 anni, con l’esclusione degli studenti 18-24) nell’anno precedente, hanno lavorato per meno del 20% del loro potenziale (con esclusione delle famiglie composte soltanto da minori, da studenti di età inferiore a 25 anni e da persone di 60 anni o più).

FONTI:
ISTAT, Indagine sulla spesa delle famiglie
ISTAT, Indagine sulle condizioni di vita (EU-SILC)
ISTAT, Multiscopo sulle famiglie: aspetti della vita quotidiana
ISPRA, Produzione, recupero, trattamento e smaltimento di rifiuti urbani, speciali e pericolosi